Leila è una giovane ragazza afgana. Ha 22 anni, tre figli e dimostra almeno dieci anni in più della sua età. Ha vissuto tutta la sua vita in schiavitù in un paesino sperduto sui monti dell’Afghanistan, costretta a pulire, lavare, cucinare per tutta la famiglia (unica figlia femmina di quattro fratelli) e occuparsi delle tre capre sin da quando aveva quattro anni. A sei le hanno addirittura fatto costruire un’ala della casa, mettendole in mano calce e cazzuola e “insegnandole”, a suon di percosse, come andava tirato su un muro. A dodici anni è stata data in moglie a un uomo più grande di lei di venti anni, che ha perpetrato la serie di abusi a cui Leila è stata costretta per tutta la sua esistenza. Hanno avuto tre figli, e sia durante il secondo che il terzo parto ha rischiato di morire.
Leila sin da ragazzina, nonostante le dicessero il contrario, ha compreso che la sua condizione era ingiusta e inaccettabile e non si è mai rassegnata. Ha utilizzato tutti gli scarsi mezzi a sua disposizione per far conoscere la sua situazione a qualcuno che potesse aiutarla, e dopo mille vicissitudini è riuscita a trovare il modo di uscire dal suo Paese. Grazie a un’associazione umanitaria ha riconquistato la libertà e ora vive in Francia con i suoi tre figli. Ha imparato a leggere e scrivere e lavora nell’associazione che l’ha salvata. Ed è felice.
Grazia è una giovane ragazza italiana. Ha trent’anni ma ne dimostra venticinque, proviene da una famiglia benestante, ha un lavoro come impiegata in un’azienda di moda e vive sola in un bell’appartamento in centro a Verona. Fidanzata da quattro anni con un imprenditore nel campo dell’acciaio, si sposeranno tra un anno. Grazia ha avuto un’infanzia felicissima, non le è mancato mai nulla e ha viaggiato molto, trascorrendo anche un anno a Londra per motivi di studio. E ora Grazia si trova in ospedale per aver tentato il suicidio. Alla dottoressa che la cura racconta di sentirsi incastrata in una vita che le sta strettissima, che la rende profondamente infelice ma che non ha il coraggio di cambiare. Ha smesso di inseguire i suoi sogni per pigrizia e comodità, e ora si sente vuota. Ha paura di sbagliare, di soffrire e di deludere le persone care, e per evitare di prendere decisioni sbagliate lascia che gli altri decidano per lei. È terrorizzata da qualsiasi cambiamento, e pur di rimanere ben protetta nella sua routine da cinque anni ha quasi smesso di uscire di casa. E si è trovata schiava dentro le mura del suo appartamento, e dentro quelle ancora più spesse della sua mente.
Due schiavitù profondamente diverse. Una imposta, l’altra, in qualche modo, “scelta”. Ma entrambe pericolose.
Abbiamo l’enorme fortuna di vivere in una Società in cui storie come quella di Leila sono estremamente rare (non voglio dire impossibili, perché so che purtroppo non è vero) ma siamo così sciocchi da crearci limiti mentali così potenti da renderci schiavi di noi stessi. Schiavi della mente.
La nostra mente non è creata per renderci felici, lo ricordo ancora una volta. La nostra mente è creata per proteggerci, per tenerci al sicuro e per farci risparmiare energie, ma a volte, se glielo permettiamo, eccede in questa funzione e ci crea limiti mentali così potenti da costruire vere e proprie gabbie. Il problema è che per raggiungere risultati di qualsiasi tipo nella vita dobbiamo investire parecchie energie, dobbiamo rischiare e fare a volte cose scomode. Ecco perché dobbiamo forzare la nostra mente ad andare contro la sua stessa natura, e allenarci a fare cose scomode.
So che a volte non è facile, lo so bene perché mi trovo a confrontarmi con questo tema ogni giorno, sia personalmente sia con i tanti clienti che alleno come Mind Trainer. Ma la stessa Leila ci ha dimostrato, e in condizioni ben più gravi, che quasi tutti gli esseri umani, anche i più deboli e oppressi, possono assumere il controllo della propria esistenza e affrancarsi dalle schiavitù a cui sono assoggettati. Fisiche o mentali che siano.
Pochi sono schiavi per necessità;
i più lo sono volontariamente.
-Lucio Anneo Seneca
Anche noi possiamo assumere il controllo della nostra esistenza, uscire dalle schiavitù mentali che ci ingabbiano e costruire una vita giusta per noi.
Basta avere il coraggio di lottare contro i limiti che la nostra mente, in eccessi di zelo di protezione, ci impone.
Basta imparare a conoscere i meccanismi che regolano il funzionamento del nostro cervello e iniziare a utilizzarlo come nostro alleato, e non come un freno.
Basta allenarci a fare cose scomode ma utili per il nostro successo, continuando a impegnarci fino a che non troviamo e realizziamo ciò che ci rende felici.
Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo a tutte le donne come Leila, che sono schiave sul serio.