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Una brutta litigata e una bella lezione

Roberta Liguori

Ieri ho fatto una brutta litigata. Con una persona molto importante per me, per giunta.

A dirla tutta chi litigava ero io, mentre lui con pazienza -e dimostrando una gestione dello stato d’animo decisamente migliore della mia –mi faceva domande intelligenti per riportare la mia attenzione sugli aspetti importanti della questione.
Perché ieri ero così stanca, fisicamente e mentalmente, che vedevo tutto nero. Generalizzavo eventi, esperienze e giudizi appioppando dei “sempre”, dei “nessuno” e dei “mai” che di oggettivo non avevano proprio un bel niente: “fai sempre così”, “nessuno ha capito che”, “non mi ascolti mai”…
Quando sono molto stanca tendo a essere giù di morale, e in questo stato d’animo il mio cervello non sempre riesce a scegliere il comportamento più intelligente. Mi capita anche di fare cose che io stessa, come esperta in comunicazione, condanno come comportamenti stupidi o, nel migliore dei casi, poco produttivi. Insomma, “predico bene e razzolo male”, andando a confermare la legge dello “shitty state – shitty decision” (stato d’animo di m… decisione di m…): quando siamo troppo stanchi, arrabbiati o alterati, compiamo azioni poco utili per la nostra vita.

Perché noi esseri umani magari esterniamo con violenza la nostra insoddisfazione perché a nostro parere non sta avvenendo una certa cosa, ma alla domanda specifica “cosa deve accadere affinchè tu sia soddisfatto?” non sappiamo rispondere.
Oppure magari ci arrabbiamo perché “quella persona fa sempre così” e quando andiamo ad analizzare quel “sempre” scopriamo che quest’azione è stata fatta solo una volta, ma la nostra mente ha generalizzato l’esperienza facendone una costante universale.
O, ancora, permettiamo che ciò che pensiamo che altri pensino determini il nostro umore, e quando indaghiamo ci rendiamo conto che questa lettura del pensiero altro non è che una nostra personalissima opinione, una distorsione della realtà operata dalla nostra mente.
E infine, di un’esperienza capita che cancelliamo semplicemente alcuni eventi che le darebbero un significato completamente diverso, e prendiamo in considerazione solo ciò che più ci fa stare male.

Per fortuna la persona che stava discutendo con me sa usare molto bene la comunicazione (il Metamodello in particolare, per chi conosce la PNL) ed è stato in grado, rapidamente e con eleganza, di modificare la mia percezione distorta allineandola ai fatti realmente accaduti, facendomi riscoprire una realtà oggettiva molto più rosea di quella che mi stavo immaginando.

Perché sono le domande che facciamo a noi stessi determinare dove poniamo la nostra attenzione.

Vi faccio un esempio. Se ci chiediamo “perché non vengo mai apprezzato?” il nostro cervello, presupponendo la validità di questa affermazione (ovvero che non siamo mai apprezzati), si attiva per trovare tutte le ragioni e gli eventi a supporto di questo fatto, magari anche distorcendo la realtà.
Se invece ci chiediamo “quali fatti concreti mi hanno fatto sentire poco apprezzato?” e magari aggiungiamo anche “ e in quali occasioni invece ho visto riconoscere i miei meriti?” indirizziamo la nostra mente a recuperare dati oggettivi e a fornirci un quando molto più realistico – e utile- della realtà.
Attenzione quindi agli interrogativi che sentiamo risuonare nella nostra testa. Valutiamo se sono oggettivi o se nascondono un pregiudizio, e in questo secondo caso modifichiamoli immediatamente, rendendoli obiettivi e imparziali. Così la qualità delle nostre discussioni, dei nostri comportamenti e della nostra intera esistenza migliorerà esponenzialmente.

Quindi dalla discussione di ieri ho imparato due cose. O, meglio, ho ricordato due cose perché questi principi li conoscevo già ma ero troppo alterata per riuscire a metterli in pratica.
La prima cosa che ho ricordato è proprio che uno stato d’animo negativo ci impedisce di fare anche ciò che sappiamo fare bene e quando siamo troppo stanchi, troppo arrabbiati, troppo ansiosi, diamo il peggio di noi.
Secondo, l’abilità di farci le domande giuste determina l’intera qualità della nostra vita, perché noi diamo un significato agli eventi che ci accadono rispondendo agli interrogativi che ci poniamo in merito a quegli eventi; il significato che diamo a questi eventi determina il nostro stato d’animo, e il nostro stato d’animo determina il nostro comportamento. Quindi, domande sbagliate innescano reazioni sbagliate, mentre domande furbe, quelle che ci permettono di vedere la realtà in maniera oggettiva dando il giusto peso agli eventi, ci fanno stare bene e ci fanno prendere buone decisioni.

La persona con cui stavo discutendo era Alessandro Mora, Master Trainer in PNL e mio “partner in crime” nei corsi Ekis, che anche stavolta mi ha dato una bella lezione.
Grazie Alle per l’ennesimo insegnamento, e per la tua meravigliosa coerenza.

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